Scheda tecnica: FIAT 500 N


Storia:


La “500 N” prima serie


Il 1º luglio 1957, la “Nuova 500” venne mostrata in anteprima al Presidente del Consiglio Adone Zoli, nei giardini del Viminale. Il 2 luglio la vettura fu presentata ufficialmente presso il circolo Sporting di Torino, tradizionale cornice in cui la FIAT presentava le sue novità. Alla serata di gala fece gli onori di casa il gotha aziendale, composto dal presidente Vittorio Valletta, dai vicepresidenti Gianni Agnelli e Gaudenzio Bono, dal responsabile dell’ufficio stampa Luigi Pestelli, oltre a vari dirigenti e tecnici. Ad attendere le autorità, i giornalisti e le varie personalità, un cinquantina di esemplari del nuovo modello, tutte di colore grigio e accompagnate da meccanici in tuta bianca, schierate a bordo piscina e pronte per un giro di prova. Tra i molti che vollero cimentarsi alla guida della “Nuova 500”, anche il campione di Formula 1 Nino Farina.[1]

Il nome di Nuova 500 fu scelto per sottolineare la discendenza e la comunanza alla 500 “Topolino”, quale automobile di minor costo della gamma FIAT, fissato a 490.000 lire, pari a circa 13 stipendi di un operaio.

L’allestimento di questa prima serie era davvero spartano anche per l’epoca, e mancavano soprattutto le cromature, tanto amate dagli italiani in quegli anni. I cerchi delle ruote, in lamiera color giallo crema, fissati con quattro bulloni a vista, erano stati appositamente concepiti per escludere la necessità di usare le coppe alle ruote, che tra l’altro montano pneumatici di 12 pollici, fino a quel momento mai prodotti.[2] Mancavano anche le levette del devioluci e delle frecce sul piantone dello sterzo, le luci si comandavano interamente con la chiave di accensione modello Bosch a sei posizioni (solo luci di posizione, neutra, marcia a luci spente, marcia con posizioni, marcia con anabbaglianti, marcia con abbaglianti), le frecce con una levetta trasparente che incorporava la spia di funzionamento posizionata al centro della plancia poco sopra la chiave. I vetri erano fissi tranne i due deflettori laterali apribili a compasso, senza fermo, che, a piena apertura, disturbavano l’azione delle mani sul volante: l’aria, a capote chiusa, confluiva dall’esterno esclusivamente da questi deflettori o dalle due feritoie poste sotto i fari anteriori, che, tramite due tubi nel bagagliaio, potevano immettere l’aria da due bocchette con sportellini a farfalla dislocate sotto la plancia. Dall’ottobre del 1959, tuttavia, le feritoie saranno rimpiazzate dagli indicatori di direzione frontali, per adeguare l’auto al Nuovo Codice della strada. Il tetto in lamiera era stato sostituito dall’ampia capote in tela che scendeva fino al limite del cofano posteriore e incorporava il lunotto in vinile;[2] si apriva sostenuta da lunghi pantografi e poteva essere arrotolata. Mancava il sedile posteriore e al suo posto c’era solo una panchetta non imbottita, per via della quale la vettura veniva omologata per soli due posti: questa fu una scelta ben ponderata dalla FIAT, che non aveva alcuna intenzione di scoraggiare le vendite di successo della coeva 600. I fari non avevano le future cornicette cromate. Lo sbrinatore del parabrezza era un optional. Parecchie saldature erano a vista e la tappezzeria degli interni molto povera ed essenziale.

Secondo l’uso di quegli anni, le portiere si aprivano a vento, erano cioè incernierate posteriormente. L’aria per il raffreddamento del motore, che assolveva anche la funzione del riscaldamento interno, era aspirata dalla presa d’aria a griglia subito sotto il lunotto. La trazione era posteriore come su quasi tutte le automobili di quel periodo e il cambio aveva quattro marce non sincronizzate più la retromarcia (innesti ad imbocco rapido). Lo schema sospensivo era quello della 600: anteriormente balestra e ammortizzatori, posteriormente ruote indipendenti con molle elicoidali coassiali agli ammortizzatori. Anche l’impianto frenante idraulico a quattro tamburi era ereditato dalla 600, ma le ganasce erano autocentranti con recupero automatico del gioco (prima auto FIAT a montare questo dispositivo). Le luci posteriori erano di forma ovale e comprendevano le luci di posizione, gli stop (rossi) e gli indicatori di direzione (arancio); i proiettori anteriori comprendevano soltanto le luci abbaglianti e anabbaglianti, mentre le posizioni anteriori erano incorporate con gli indicatori di direzione in una gemma a forma di goccia (con lampadina a doppio filamento di colore bianco) posta sui parafanghi anteriori.

La plancia era assai spartana e comprendeva: il piccolo cruscotto a palpebra, chiave di accensione e comando luci a sei posizioni, interruttore per la luce del quadro, interruttore dei tergicristalli a tre posizioni: fermo, avviato, ritorno (il ritorno automatico non c’è), deviatore a levetta trasparente per le frecce con spia incorporata. Il cruscotto incorpora tachimetro, contachilometri, spia delle luci (verde), della dinamo o generatore, della benzina e dell’olio (rosse). Sono presenti tre dischetti rossi posti in corrispondenza dei 23 km/h, 40 km/h e 65 km/h per indicare i limiti delle marce inferiori. Il fondoscala è 100 km/h. Sotto la plancia è collocato il vano portaoggetti, in lamiera. Volante, cruscotto, pomello del cambio sono di colore beige neutro. Subito dietro la leva del cambio, sul tunnel, ci sono le due levette in metallo che comandano il motorino di avviamento e l’aria, cioè l’arricchitore della miscela aria-benzina utile per le partenze a freddo.

Gli accessori disponibili a richiesta sono tre: sbrinatore del parabrezza, pneumatici con il fianco bianco e tinta Bleu Scuro 456 (gratuito).

L’accoglienza del pubblico è tuttavia piuttosto tiepida rispetto alle previsioni, se non addirittura fredda poiché, come diceva il pubblico dell’epoca a cui la vettura era indirizzata, «nessuno torna indietro».[2] La nuova piccola vettura appare troppo spartana agli occhi dei più, ormai usi alla vista delle luccicanti cromature che adornano le altre automobili. Il cliente-tipo ipotizzato dall’azienda è il vecchio proprietario di “Topolino” e chi usa piccole motociclette per gli spostamenti quotidiani, tanto che nella parata inaugurale partita dagli stabilimenti Mirafiori le nuove 500 sfilano davanti a una Gilera Saturno del 1956 con marmitta Abarth, motocicletta assai famosa in quegli anni e di prezzo paragonabile. Molti di questi vedono però di mal occhio i soli due posti e la giudicano troppo costosa rispetto alla sorella maggiore: meglio accantonare qualche soldo in più e acquistare la 600. Anche le prestazioni sono motivo di critica, il motore è poco elastico, la potenza modesta, la velocità massima un po’ troppo bassa, il motore bicilindrico vibra troppo ai bassi regimi ed è troppo rumoroso agli alti.

Basterebbe forse poco di più per accontentare la clientela, e l’azienda corre ai ripari. Nel settembre dello stesso anno esce una versione lievemente revisionata, con l’aggiunta alla lista degli optional delle coppe ruota cromate, ma non basta. Si pensa allora a un aggiornamento sostanzioso e si lavora sia sul motore sia sull’allestimento. Il primo viene rivisto nel carburatore (Weber 24IMB2) nella fasatura e nell’alzata delle valvole migliorandone l’erogazione ed elevandone la potenza alla soglia dei 15 cv a 4000 giri al minuto, il secondo si arricchisce di molti dettagli ritenuti irrinunciabili come le modanature cromate sulle fiancate e i finestrini discendenti. La velocità massima sale a 90 km/h. A partire dal novembre 1957 la Nuova 500 viene quindi commercializzata in due versioni: Economica (quella della presentazione, venduta a 465.000 lire anziché 490.000) e Normale, con l’allestimento migliorato descritto sopra (venduta a 490.000 lire). Caso unico nella storia dell’automobile, i proprietari delle Nuova 500 Economica vendute prima del lancio della Normale, ricevono la differenza di 25.000 lire tramite assegno[2] e vengono invitati presso le Stazioni di Servizio autorizzate FIAT per l’aggiornamento gratuito del motore. È importante osservare che la Nuova 500 economica non fu la prima Nuova 500 prodotta. Questo ruolo spetta alla cosiddetta prima serie che restò in produzione solo tre mesi: dal luglio 1957 al settembre 1957. Il nome ufficiale delle prima serie è semplicemente Nuova 500; le serie successive conservano questo nome ma gli affiancano una denominazione esplicativa (Economica, Normale, America, Sport, Giardiniera D, Giardiniera F e Giardiniera Autobianchi, D, F, L, R; nelle varianti trasformabile e tetto apribile) quasi mai indicata sul corpo della vettura in modo chiaro ed inequivocabile.

Per questi motivi un esemplare originale della prima serie è oggi di eccezionale rarità e valore economico.


La “500 N Economica”


La spartana Nuova 500 presentata in luglio, nel novembre del medesimo anno, per il Salone di Torino subisce alcune modifiche: prima fra tutte il nome, che diventa “Fiat Nuova 500 Economica”. È quasi identica alla prima serie, ma il motore sviluppa 15 cv a 4 200 giri/min e presenta alcuni piccoli dettagli rivisti, tra i quali il fermo di apertura per i deflettori e i finestrini discendenti. Raggiunge i 90 km/h.

-Codice telaio: FIAT 110 berlina 500

-Codice motore: 110.000


La “500 N Normale”


Frutto dello sdoppiamento della gamma per aumentare la richiesta dal pubblico, viene presentata al salone di Torino.

Equipaggiata con il 479 cm³ da 15 CV a 4000 giri, tocca i 90 km orari. La dotazione di serie è ora più ricca e offre fari anteriori con cornici in alluminio, sporgenti, alette parasole, profili in alluminio sul cofano anteriore e modanature sulle fiancate, coppe in alluminio lucidato copricerchi, finestrini anteriori discendenti, deflettori con il fermo d’apertura, sedile posteriore imbottito, comandi delle frecce e delle luci a levetta sul piantone dello sterzo, al posto del deviatore per le frecce a centro plancia viene messa la relativa spia. Compare la scritta identificativa “Nuova 500” sul cofano posteriore. Il prezzo è fissato ancora alle 490.000 lire della prima serie ma l’allestimento è ora più completo.

Con questa vettura inizia il boom della 500 che culminerà negli anni sessanta con le versioni D e F. La piccola automobile piace, le vendite salgono con rapidità e diviene un fenomeno sociale al pari della 600 o forse più. C’è chi l’acquista perché non può permettersi altro, e c’è chi la compra perché può permettersi tutto.

-Codice telaio: Fiat 110

Codice motore: 110.000


La “500 Trasformabile” e la “500 Tetto apribile”


Nel 1959 la 500 viene omologata per quattro posti veri e presentata al salone di Ginevra in due nuovi modelli: la Nuova 500 Trasformabile, che presenta ancora l’allestimento della Economica e la capote fino al cofano motore e la Nuova 500 Tetto apribile, che riprende l’allestimento della Normale e il mezzo tetto apribile della Sport. Finalmente il pianale viene modificato sotto i sedili anteriori, dove vengono ricavati i pozzetti per i piedi degli occupanti posteriori, viene montato un sedile posteriore imbottito e viene omologata per 4 persone. Conseguentemente alla maggiore portata, il retrotreno viene irrobustito. Il motore è rivisto e la potenza sale a 16,5 cv, la velocità massima raggiunge i 95 km/h.

Anche i prezzi cambiano: la trasformabile è offerta a 395 000 lire, la tetto apribile a 435 000 lire.

Nell’ottobre dello stesso anno la gamma si adegua al Nuovo Codice della strada. I fanali posteriori (montati anche sulla 600 D), più grandi e modificati con l’aggiunta di catadiottri, le prese d’aria a griglia sotto i fari sono eliminate e al loro posto appaiono gli indicatori di direzione frontali che svolgono anche ruolo di luci di posizione. Le lucciole cambiano forma, rotonde anziché a goccia.

Codice telaio: Fiat 110 Berlina 500

Codice motore: 110.000


La “500 America”


Dal dicembre del 1957 le 500 vennero anche importate negli Stati Uniti via mare con l’Italterra suscitando molta curiosità e forte simpatia presso il pubblico americano, per le loro minime dimensioni e per il rumore del piccolo motore bicilindrico raffreddato ad aria. Rispetto alle versioni destinate al mercato interno e più in generale europeo, le Nuova 500 Normale, Sport, D e Jolly esportate negli Stati Uniti avevano grossi fanali anteriori, che davano ai loro musetti una simpatica aria da ranocchia, che in realtà servivano per rispettare l’altezza minima del fascio luminoso imposta dalle leggi sulla circolazione negli USA. Un’altra caratteristica dei fari americani era la costruzione cosiddetta “sealed beam”, cioè la classica lampadina sfilabile alla quale siamo abituati in Europa, ma con il corpo stesso del faro, ovviamente del tipo sigillato, che fungeva da ampolla con il filamento annegato direttamente nella parabola. Cambiarono anche le luci posteriori, che inizialmente furono dotate di un supporto per alloggiare i fanaletti inglesi Lucas omologati per gli USA, quindi fanaletti italiani appositamente costruiti e omologati. Diversi e più grandi erano pure gli indicatori di direzione. Quelli davanti tondi e disposti sopra le griglie della ventilazione interna, erano realizzati anch’essi secondo le norme americane, tuttavia qualche anno dopo apparvero pure sui modelli italiani con disegno molto simile, ma in posizione diversa. Oltre la fanaleria, le Fiat 500 “tipo America” avevano altre modifiche richieste dall’utenza americana, come la scala del tachimetro-contachilometri in miglia, le scritte delle spie in inglese e i paraurti di dimensioni maggiori e dotati di rostri, per resistere a piccoli urti, dato che già allora gli automobilisti d’oltre Oceano avevano l’abitudine di manovrare “a spinta” nei parcheggi. Comunque l’interesse svanì presto e le importazioni cessarono nel 1961.

Riportiamo qui lo schema dell’impianto elettrico della FIAT 500 N


CARATTERISTICHE:


Motore:


Tipo 110.000

N.e posizione cilindri: 2 vertcali in linea

Alesaggio e corsa: 66 x 70 mm.

Cilindrata: 479 cc.

Rapporto compressione:

Fino a marzo 58: 6,55:1

Da marzo 58: 7:1

Potenza massima:

Fino a ottobre 57:13 CV a 4000 g/m

Da ottobre 57 a marzo 58: 15 CV a 4000 g/m

Da marzo 58: 16,5 CV a 4000 g/m

L’asse a camme:

Fino a ottobre 57:

Aspirazione inizio prima del p.m.s. : 19 °

Aspirazione fine dopo il p.m.i. : 50°

Scarico inizio prima del p.m.i. : 50 °

Scarico fine dopo il p.m.s. : 19°

Da ottobre 57 a marzo 58:

Aspirazione inizio prima del p.m.s. : 20 °

Aspirazione fine dopo il p.m.i. : 50°

Scarico inizio prima del p.m.i. : 50 °

Scarico fine dopo il p.m.s. : 20 °

Da marzo 58:

Aspirazione inizio prima del p.m.s. : 9 °

Aspirazione fine dopo il p.m.i. : 70°

Scarico inizio prima del p.m.i. : 50 °

Scarico fine dopo il p.m.s. : 19°


Distribuzione:


A valvole in testa con aste e bilancieri.


Alimentazione:


Pompa meccanica.


Carburatori:


Fino a ottobre 57: Carburatore Weber 24 IMB

Diam.diffusore: 18,00 mm.

Diam.ugello principale: 0,90 mm.

Diam.ugello del minimo: 0,45 mm.

Diam.ugello d’aviamento: 0,90 mm.

Da ottobre 57 a marzo 58: Carburatore Weber 26 IMB

Diam.diffusore: 20,00 mm.

Diam.ugello principale: 1,10 mm.

Diam.ugello del minimo: 0,45 mm.

Diam.ugello d’aviamento: 0,90 mm.

Da marzo 58: Carburatore Weber 26 IMB 1

Diam.diffusore: 21,00 mm.

Diam.ugello principale: 1,12 mm.

Diam.ugello del minimo: 0,45 mm.

Diam.ugello d’aviamento: 0,90 mm.

Tutti i carburatori sono con dispositivo ad azione graduale di aviamento.


Lubrificazione:


Forzata con pompa ad ingranaggi.

Depurazione dell’olio mediante filtro centrifugo.


Accensione:


Spinterogeno


Trasmissione:


Sulle ruote posteriori tramite due semialberi collegati al differenziale con giunti a pattino e alle ruote con giunti elastici.


Frizione:


Monodisco a secco


Cambio:


4 marce + RM: la II, III e IV con innesti ad imbocco rapido.

Rapporti ingranaggi:

I: 36/11

II: 31/15

III: 26/20

IV: 21/24

RM: 24/11 x 36/19

Rapporto al ponte: 8/41


Freni:


Di servizio: idraulici a tamburo sulle 4 ruote, azionati da pompa a stantuffo e cilindretti, comandata da pedale.

Di soccorso e stazionamento: meccanici a tamburo sulle ruote posteriori, comandati da leva a mano.


Sospensioni:


Anteriore: a ruote indipendenti con ammortizzatori idraulici telescopici a doppio effetto con balestra trasversale

Posteriore: a ruote indipendenti con bracci oscillanti, molle elicoidali ed ammortizzatori idraulici telescopici a doppio effetto.


Sterzo:


A vite a settore elicoidale.

Tiranti di comando indipendenti per ciascuna ruota.

Diam.minimo di sterzata: 8,60 m.


Ruote:


A disco con cerchio 3.1/2 x 12″

Pneumatici a bassa pressione 125-12″


Impianto elettrico:


Tensione: 12 V

Batteria: 32 Ah

Dinamo: Fiat da 180 W

Motorino d’avviamento: Fiat da 0,5 KW

Dimensioni e pesi:

Passo: 1.840 mm.

Lunghezza: 2.970 mm.

Larghezza: 1.320 mm.

Altezza: 1.325 mm.

Carreggiata anteriore: 1.121 mm.

Carreggiata posteriore: 1.135 mm.

Altezza minima da terra: 130 mm.

Peso: 470 kg.


Prestazioni:


Velocità massima fino a ottobre 57: 85 km/h

Velocità massima da ottobre 57 a marzo 58: 90 km/h

Velocità massima da marzo 58: 95 km/h

Pendenza max. superabile: 23 %

Consumo medio: 4,5 l/100 km.


Colori:


Telaio cappotte: cod. 684

Cerchi:

Fino ottobre 59: cod. 222

Da ottobre 59: alluminio 690